La Cattedrale di Nardò, dedicata a Maria Ss.Assunta,  sorge sulle fondamenta di un edificio di culto di probabile epoca paleocristiana, di cui si osservano lungo le mura perimetrali alcune poderose semicolonne in pietra leccese, poste sui loro basamenti, ad una profondità di ml 1.20 circa sotto l’attuale piano di calpestio. Di tale costruzione non restano memorie documentali. Attraverso le indagini con il georadar alla profondità di circa 5 metri appaiono evidenze archeologiche, addensate nella zona ora occupata dalle absidi e dalla cappella di S.Gregorio, che fanno pensare ad un luogo di culto ancora più antico.

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Madonna della Sanità (sec. XIII)

Su tali rovine nel 1088  il normanno Goffredo  l’Inclito,  conte di Conversano versano,  signore di Nardò,  innalzò la chiesa attuale,  a  tre  navate scandite da archi a tutto sesto poggianti  su pilastri  in pietra leccese, la cui base era a circa 40 cm. al di sotto dell’attuale piano di calpestio.  La facciata doveva essere  “a capanna”,  secondo un diffuso modello dell’arte romanica, e  la copertura a capriate in legno di abete  (33 travi) e tegole.   Nell’abside posta in fondo alla navata destra intorno al 1249 fu elevato l’altare dedicato a S.Maria de  Nerito,  detta anche  S.Maria della Sanità, sormontato da un affresco dipinto,  come testimoniava l’epigrafe di una lapide ora distrutta,  da un tal Bisardo di Baylardo (o viceversa Baylardo di Bisardo)  al  tempo del governo dell’abate Goffredo  (1238-1256). Lachiesa fu elevata ad abbazia territoriale immediatamente soggetta alla S.Sede nel 1090 dal papa Nicolò II,  che assegnò ai monaci del contiguo Monastero di S.Maria de Nerito  la regola benedettina,  ponendo fine in tal modo all’antico monastero italo-greco.

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Pantocrator (sec. XIII)

Alcuni probabili eventi sismici, riportati in documenti storici apocrifi, dovettero causare il crollo della navata nord della chiesa intorno alla metà del sec. XIII. La ricostruzione fu effettuata secondo lo stile gotico (con archi a sesto acuto) e  con l’utilizzo della pietra carparina in luogo di quella leccese, scarsamente solida quando è attaccata dall’umidità. I nuovi pilastri furono arricchiti con semicolonne, aggiunte anche ai pilastri superstiti della navata destra. Il piano di calpestio fu elevato di circa 40 cm. rispetto alla costruzione di epoca normanna, livello che corrisponde all’attuale.  E’ probabile che nello stesso periodo sia stato effettuato un primo arretramento dell’abside maggiore per creare un nuovo spazio presbiteriale, dopo che nel 1269 fu determinato dal Legato pontificio Rodolfo di Chevriêres, vescovo di Albano, che nel presbiterio originario fosse costruito il coro con venti stalli, dieci per i monaci e dieci per i canonici. La rinnovata costruzione fu progressivamente arricchita all’interno con dipinti a fresco, che vennero pian piano a ricoprire sia i pilastri che i paramenti murari.

Alla seconda metà del sec. XIII appartiene la costruzione dei primi tre livelli del campanile (di cui ne sopravvivono due), originariamente staccato dalla chiesa e collocato alle sue spalle. E’ probabile che nello stesso periodo sia stata arretrata l’abside maggiore per creare un nuovo spazio presbiteriale, dopo che nel 1269 nel presbiterio originario fu costruito il coro per i monaci e i canonici.

Nella prima metà del sec. XIV, durante il principato di Roberto d’Angiò di Taranto (1332-1346) e mentre era abate di Nardò Bartolomeo (1324-1351) la chiesa fu interessata da sostanziali interventi strutturali: furono arretrate di 19 metri le tre absidi per cui il campanile rimase inglobato nella fabbrica della chiesa, fu rifatta la facciata con l’aggiunta di due corpi avanzati di circa ml 7.50 accanto all’ingresso principale, fu creata la monumentale porta laterale che guarda verso la piazza, le capriate antiche furono sostituite da nuove arricchite di decorazioni policrome raffiguranti  elementi  vegetali e animali. Nel 1354 l’abate Azzolino De Nestore completò la facciata con la decorazione del portale principale. A partire dal 1380 gli altari all’interno della chiesa iniziarono a moltiplicarsi con la creazione delle cappelle laterali,  che  venivano realizzate intervenendo sui muri perimetrali.

Campanile (sec. XIII-XIX)
Campanile (sec. XIII-XIX)

Nel 1387 l’antipapa Clemente VII elevò la chiesa abbaziale in cattedrale, nominando vescovo il monaco benedettino Matteo del Castello, che occupò la sede fino al 1401, quando Bonifacio IX dichiarò nulla la bolla dell’antipapa e ripristinò la chiesa abbaziale. Al del Castello è attribuito il rifacimento (totale o parziale) del terzo livello del campanile, oggi non più esistente.  Nel  1413 il papa scismatico Giovanni XXIII elevò nuovamente e definitivamente la chiesa in cattedrale, sotto il titolo di Maria SS.Assunta, con conferma della bolla da parte del papa legittimo Martino V.

Intorno alla metà del sec. XVI (1456?) un altro evento sismico richiese nuovi interventi di consolidamento, cui mise mano il vescovo Ludovico De Pennis (1451-1484), il quale fece foderare con tufi i pilastri delle navate per renderli più solidi e per appoggiarvi le volte in muratura che fece costruire a copertura delle navate laterali. I muri furono nuovamente affrescati e i lavori si conclusero nel 1479.

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Muro esterno verso sud (sec. XVI)

Il rifacimento del muro perimetrale esterno, che guarda verso la piazza, appartiene alla seconda metà del sec. XVI, conseguenza delle innumerevoli cappelle create durante l’episcopato di Giovanni Battista Acquaviva d’Aragona (1536-1569) , ridotte e ristrutturate sotto l’episcopato di Ambrogio Salvio (1569-1577) e Cesare Bovio (1577-1583). A questo periodo è da assegnare l’attuale cappellone di S.Gregorio Armeno, costruito nel 1575 come cappella dedicata a S.Martino di Tours e poi ristrutturato e dedicato al Santo Patrono dall’Università di Nardò (il Comune) nel 1680.  Il vescovo Salvio inoltre, elevò di altri tre livelli di forma ottagonale il campanile e rimosse il coro antistante l’altare maggiore, trasferendolo nell’abside (gli stalli in legno furono realizzati nel 1590 dal vescovo Fabio Fornari).

Crocifisso “Nero” (sec. XIII, metà)
Crocifisso “Nero” (sec. XIII, metà)

Nel 1606 furono rinnovate parte delle capriate della navata centrale che davano segni di cedimento, mentre su un’altra parte intervenne poco più tardi il vescovo Girolamo De Franchis muratura poggiante su quattro pilastri polistili il coro, realizzò  due  grandi  finestroni sui muri laterali dell’abside principale e ingrandì il finestrone centrale per dare più luminosità, creò la cappella delle reliquie in venne custodito  il prodigioso simulacro del Santissimo Crocifisso “Nero”,  scultura  policroma in legno di noce  di  stile catalano della metà del sec. XIII, montata su croce in legno di quercia, sulla cui superficie frontale restano le tracce di un  Crocifisso  iconico giudicato del sec. XI dagli esperti.

Il vescovo Orazio Fortunato (1678-1707) realizzò un controsoffitto ligneo a lacunari per la navata centrale, rifece integralmente il portale laterale che guarda verso la piazza, promosse la costruzione di diversi fastosi altari barocchi in pietra leccese, alcuni dei quali ancora esistenti.

P.Buffelli, Altare delle Anime (1668)
P.Buffelli, Altare delle Anime (1668)

Il vescovo Antonio Sanfelice (1707-1736) con il supporto del fratello architetto Ferdinando rivisitò integralmente la cattedrale, ricoprendola di stucchi, ristrutturando le cappelle della navata sinistra, ricostruendo dalle fondamenta la facciata (1725), realizzando ex-novo l’altare maggiore,  il pulpito,  il battistero,  la sacrestia e consolidando il campanile.

Il 20 febbraio 1743 un terribile terremoto distrusse in gran parte la città di Nardò.  In cattedrale crollarono le statue poste sulla sommità della facciata e i tre livelli del campanile costruiti dal vescovo Salvio.

Nel febbraio 1815 un fulmine colpì il campanile e fece nuovamente crollare la parte ricostruita  dopo  il terremoto,  che  sfondò  il tetto della navata sinistra.  Il vescovo Salvatore Lettieri (1825-1839) ricostruì il campanile, sovrapponendo  ai  tre livelli più antichi altri due livelli terminanti in una cuspide, crollata essa pure nel 1912 a seguito di un fulmine.

Pulpito (1735)
Pulpito (1735)

La mancanza di manutenzioni compromise nel corso del sec. XIX la tenuta degli stucchi, ammalorando tutte le superfici interne della chiesa,  per cui durante l’episcopato di Michele Mautone (1876-1888) si progettò di abbatterla per costruirne una nuova di stile neo-gotico. Il progetto di nuova costruzione, redatto dall’ing. barone Filippo Bacile, benché approvato anche dagli organi superiori dello Stato non  fu eseguito per la strenua opposizione del vescovo Giuseppe Ricciardi (1888-1908), il quale tra il 1892 e il 1899 promosse un restauro integrale della cattedrale, liberandola da tutte le superfetazioni e riportandola alla sua facies medioevale. Cesare Maccari affrescò l’abside tra il 1896 e il 1899.

C.Maccari, Abside (1898)
C.Maccari, Abside (1898)

Il 27 agosto 1897 è stata dichiarata monumento nazionale e il 2 giugno 1980 elevata a Basilica Pontificia minore sotto l’episcopato di Antonio Rosario Mennonna (1962-1983), che ne aveva curato un complessivo restauro.