Confraternita Anime Sante del Purgatorio

CENNI STORICI

Alcuni indizi, che si ricavano dall’archivio storico della Curia vescovile di Nardò, fanno pensare che la Confraternita delle Anime, il cui nome originario era “dell’Orazione e della Buona Morte”, esistesse assai prima del sec. XVII e che per alterne vicende sia potuta decadere nel corso di quel secolo. Il vescovo Sanfelice negli Atti della Visita Pastorale del 1719 dichiara che risale al tempo del vescovo Cesare Bovio (1577-1583). L’attuale sodalizio ritiene come epoca di fondazione (ma sarebbe più corretto parlare di rifondazione) la metà del sec. XVII, mentre è certa la data del 25.04.1686 nella quale fu aggregato all’Arciconfraternita della Buona Morte di Roma con rescritto del vescovo di Nardò Orazio Fortunato, allora viceregente in Roma e primicerio di quella Arciconfraternita.

Lo scopo della Confraternita, come attesta l’introduzione delle antiche Regole, fu in origine quello di disciplinare l’antichissima devozione alle Anime del Purgatorio, attestata fin dai tempi degli abati benedettini. Inoltre, aveva il compito di assistere e accompagnare al patibolo i condannati a morte.

La sede originaria della Confraternita fu la Cattedrale di Nardò, all’interno della quale fece erigere nella II metà del sec. XVII  (1668) un imponente altare in pietra leccese, opera del celebre Placido Buffelli, successivamente impreziosito con l’aggiunta di una tela di Paolo De Matteis.

Nel 1714 il vescovo Antonio Sanfelice dotò la Confraternita di una nuova regola, poi riedita in occasione della concessione del Regio assenso da parte di Ferdinando IV di Borbone, re di Napoli, in data 22 agosto 1777, e promosse la costruzione della chiesa delle Anime del Purgatorio, attigua alla Cattedrale, quale sede autonoma della Confraternita, che continuava tuttavia ad esercitare il diritto di patronato sull’altare fatto erigere a suo tempo in Cattedrale. Fondò inoltre il Pio Monte delle Anime del Purgatorio, autorizzando i confratelli alla raccolta pubblica delle offerte necessarie per garantire il suffragio continuativo dei defunti.

Il 12 settembre 1725 il papa Benedetto XIII dichiarò “privilegiato ogni giorno e in perpetuo” l’altare delle Anime, esistente in Cattedrale.

L’abito della Confraternita è costituito da un sacco nero, sormontato da una mozzetta nera decorata con girali in seta bianca. Anticamente vi si apponevano anche due macchiette: quella delle anime purganti su di un lato e quella di un teschio sull’altro.

Per privilegio concesso dal vescovo Sanfelice, nelle processioni senza il vescovo il superiore può portare il bastone, segno di autorità.

Per antica consuetudine, la Confraternita era a numero chiuso e contemplava 25 confratelli chierici e 25 confratelli laici, scelti normalmente tra le famiglie patrizie della città. Le mutate situazioni storiche hanno fatto modificare sul finire del secolo XX tale restrizione: pur rimanendo il numero di 50 sodali, non era più vincolante che i laici fossero massimo 25. Con l’ultima riforma delle regole, avvenuta nel 2012, è stato abolito il numero chiuso e il sodalizio si è aperto ad accogliere anche le donne.