Chiesa della B.V.M. del Carmelo
Corso Vittorio Emanuele II
Le prime notizie sulla chiesa di S.Maria Annunziata (successivamente intitolata alla B.V.Maria del Carmelo) sono contenute negli Atti della Visita Pastorale del vescovo Ludovico De Pennis (1452): vi si asserisce che la chiesa era collocata nell’hospicium di Benedetto Longo alias Fontefrancesco, cui apparteneva il diritto di patronato. Aveva un solo altare ed una campana. L’edificio originario, poco più che una cappella, fu abbattuto nel corso dell’assedio effettuato dalle truppe del generale Lautrec (1528). La ricostruzione in stile rinascimentale della chiesa fu intrapresa nel 1532 ad opera dell’Università cittadina e della Confraternita dell’Annunziata, fondata probabilmente poco prima di quella data, come testimonia l’epigrafe collocata sulla porta laterale:
ERECTUM EX IMIS HOC TEMPLUM EST SEDIBUS ANNI
MILLE UBI QUINGENTI DUO TRIGINTAQUE FLUEBANT
[Quando questo tempio fu eretto dalle fondamenta correvano gli anni 1532]
Nel 1568 la chiesa fu affidata all’Ordine dei Carmelitani Calzati, che presero dimora presso di essa, costruendovi nel 1582 l’attiguo convento.
Il terremoto del 20 febbraio 1743 danneggiò gravemente la chiesa, che fu ricostruita solo nel 1754 in stile settecentesco ad opera dei fratelli De Angelis di Nardò, ma originari di Corigliano. Fu in quella occasione che si mutò il titolo in quello attuale della B.V.Maria del Carmelo. Intorno al 1779 un nuovo intervento portò all’ampiamento del coro e alla realizzazione degli stalli in legno, che lo decorano.
Il 25 marzo 1911 la chiesa fu elevata dal vescovo Nicola Giannattasio a sede della seconda Parrocchia cittadina, avente il medesimo titolo. La Parrocchia iniziò a funzionare l’11 novembre 1915 con la presa di possesso del primo parroco ed è durata fino al 1 luglio 2011 quando, a seguito del progressivo spopolamento del centro storico cittadino, il vescovo Domenico Caliandro ha proceduto alla soppressione della Parrocchia e all’accorpamento di una parte del territorio alla Parrocchia di Maria SS.Assunta, mentre l’altra parte è confluita nella Parrocchia del Sacro Cuore di Gesù.
Nel 1966 fu sostituito il pavimento originario del coro, in battuto di coccio pesto, con mattonelle cementizie a modo di mosaico. Nel 1971 fu abbattuto il vecchio altare maggiore in pietra e stucco, realizzato nel 1858 da Luigi Manni da Soleto, e sostituito con una nuova mensa in marmi policromi secondo i dettami della riforma liturgica promossa dal Concilio Vaticano II. Nel 1975 ai due lati del presbiterio, a ridosso dell’arco che anticamente sovrastava l’altare maggiore, furono realizzati un nuovo ambone a sinistra e un nuovo fonte battesimale a destra, entrambi in marmi policromi sul modello della mensa costruita qualche anno prima.
Dal 2000 al 2009 l’intero edificio è stato interessato da un intervento di restauro architettonico, che ha riguardato soprattutto le coperture e la pavimentazione della chiesa, oltre a rinnovo di tutti gli impianti tecnologici.
La chiesa ha pianta longitudinale, con il corpo del coro che si aggiunge alla navata, affiancata da dodici cappelle laterali, sei per parte, scandite da paraste e archi a tutto sesto, rese intercomunicanti dopo la ricostruzione seguita al terremoto del 1743. Al di sopra dello spesso cornicione, che percorre tutta la navata, si elevano i muri che sostengono la copertura carenata in legno e stucco, al di sopra della quale vi è il tetto in legno a capriate coperto di tegole. Al di sotto del controsoffitto carenato si aprono sei finestre per lato in corrispondenza degli archi sottostanti, oltre al finestrone della facciata. Sia sul controsoffitto che tra una finestra e l’altra sono collocati dei dipinti ad olio su tela raffiguranti Santi appartenenti all’Ordine Carmelitano e alle devozioni del medesimo Ordine, attribuiti al pennello di Domenico Antonio Carella (1728-1813). Anche al disopra dell’arco del presbiterio vi sono due dipinti ad olio su tela raffiguranti la scena dell’Annunciazione.
Nelle cappelle laterali trovano posto nove altari e precisamente:
a. dal lato destro:
- la prima cappella è vuota; sul muro vi è un’epigrafe, incisa nel marmo, del tenore seguente:
D.O.M.
TEMPLUM HOC
B.M.VIRGINI NUNCIATAE DICATUM
AD PRISTINUM FASTUM RESTITUTUM
SUMMO PONTIFICE BENEDICTO PP. XVI
IN SOLLEMNI CELEBRATIONE EUCHARISTICA
S.VISITATIONE INCHOATA
DOMINICUS CALIANDRO
NERITINUS-CALLIPOLITANUS EPISCOPUS
DIVINO RURSUM CULTUI INAUGURAVIT
PAROCHUS COM ESSET D. AUGUSTINUS LEZZI
IUBILAEO PAULINO INCIDENTE
DIE III MENSIS MAII A.D. MMIX
[a Dio Ottimo Massimo. Questo tempio dedicato alla Beata Maria Vergine Annunziata, riportato alla sua originaria bellezza essendo Sommo Pontefice Benedetto XVI, nella solenne celebrazione eucaristica all’inizio della Visita Pastorale Domenico Caliandro, vespcpv di Nardò-Gallipoli, nuovamente ha inaugurato per il culto divino mentre era parroco don Agostino Lezzi, durante il giubileo paolino il giorno 3 del mese di maggio dell’anno del Signore 2009]
- la seconda ospita l’altare della Deposizione con tela attribuita a Gianserio Strafella (o più propriamente a Donato Antonio D’Orlando) di patronato della famiglia Vaglio;
- la terza ospita l’altare ora dedicato al Sacro Cuore di Gesù ma un tempo dedicato a Anna e di patronato della famiglia Personé;
- nella quarta vi è l’ingresso laterale della chiesa;
- la quinta ospita l’altare dell’Annunziata di patronato della Confraternita con dipinto ad olio su tela;
- nella sesta sono collocate le statue della Madonna del Carmine, del Sacro Cuore di Gesù e di Teresa di Gesù Bambino;
- sul muro di fondo dell’ambulacro destro vi è l’altare del Crocifisso di patronato della famiglia Tarantino, dove si conserva l’Eucaristia; è corredato di Crocifisso in legno policromato, contornato da dipinti ad olio su tela raffiguranti la Madonna e S.Giovanni ai piedi della croce e gli angeli della passione;
dal lato sinistro:
- nella prima cappella vi sono le statue di Lucia e dell’Addolorata; sul muro di fondo vi è una lapide con incisa la seguente epigrafe:
D.O.M.
QUOD FERDINANDO II SICILIARUM REGE P.E.A. JUBENTE
ADNITENTIBUS TUM ALOYSIO VETTA NERITONEN.
EPISCOPO VIGILANTISSIMO
TUM P.M.FR. ELISEO ROMANAZZI CARMELITAE FAMILIAE PRIORE
PROVINCIALE
ATQUE AMPLISSIMA VINCENTII SAPII MUNIFICENTIA
ET IN DIVINAM MATREM CARMELI TITULO INSIGNE PIETATE
AGRORUM JUGERA CD DE SUA PEC, ASSIGNATA
COLLABORANTIBUS ETIAM FORTUNATO DELL’ABATE
AC JOSEPHO ZUCCARO
NERITONEN PATRICIO GENERE ET VIRTUTE SPECTANDIS
PP.CARMELITARUM FAMILIA
IN AVITA NERITONENSIS CLAUSTRA
AD CULTUM B.V.PATRONAE EXHIBENDUM
CUIUSQUE PATROCINIUM NERITONENSIBUS PROMERENDUM
FUERIT XLV POST ANNOS REVOCATA
HANC TABULAM PERP. GRATI ANIMI TESTIM.
PONENDUM DECREVERE FRR. CARMELITAE ANNO MDCCCLIV
[A Dio Ottimo Massimo. Poiché per volere di Ferdinando II re delle due Sicilie, augusto protettore della chiesa, acconsentendo sia Luigi Vetta, vigilantissimo vescovo di Nardò, sia il P.M. fra’ Eliseo Romanazzi, priore provinciale dell’Ordine dei Carmelitani, e grazie alla larghissima munificenza di Vincenzo Sapio, che ha assegnato 400 iugeri di sua proprietà per devozione verso la divina Madre insigne sotto il titolo del Carmelo con la collaborazione anche di Fortunato Dell’Abate e di Giuseppe Zuccaro, ragguardevoli neritini per stirpe patrizia e per virtù, l’Ordine dei Carmelitani nell’avito Convento di Nardò è stato richiamato dopo 45 anni per continuare ad offrire il culto alla B.V. Patrona ed attirare la protezione della stessa sui neritini, questa epigrafe, attestato di perpetua gratitudine, i frati Carmelitani stabilirono di porre l’anno 1854]
- la seconda cappella ospita l’altare di Eligio con tela di Donato Antonio D’Orlando;
- la terza cappella ospita l’altare di Maria Maddalena de’ Pazzi di patronato della famiglia Pignatelli con dipinto della Santa;
- la quarta cappella ospita l’altare cinquecentesco della Trinità di patronato della famiglia Manieri con tela di Donato Antonio D’Orlando; un tempo vi era sull’altare la seguente epigrafe ora perduta:
SACELLUM HOC INDIVIDUAE TRINITATI DICATUM
ERIGI CURAVIT HANNIBAL MANERIUS 1582
[Questa cappella dedicata all’indivisibile Trinità, fece erigere Annibale Manieri nel 1582]
- la quinta cappella ospita l’altare della Madonna del Carmine in pietra leccese con dipinto ad olio su tela raffigurante la Vergine Maria del Carmelo, attribuita a Domenico Antonio Carella (1721-1813), di patronato della famiglia Tafuri, fatto costruire da Giuseppe Tafuri e indorare da Vito Antonio Tafuri nel 1754, come si leggeva nell’epigrafe che un tempo era posta sotto la mensa:
SACELLUM HOC
VIRGINI MATRI DICATUM
JOSEPH CON. INDUSTRIA CONSTRUCTUM
D.VITUS ANTONIUS TAFURI EX SUA DEVOTIONE
INAURARE FECIT ANNO DOMINI 1754
[Questa cappella dedicata alla Vergine Madre, costruita grazie allo zelo del confratello Giuseppe, il sig. Vito Antonio Tafuri per sua devozione fece indorare nell’anno del Signore 1754]
- nella sesta cappella vi è la porta che conduce alla sacrestia e contro il muro di fondo vi è l’altare, ora abbattuto, dedicato alla Natività di Gesù Cristo con dipinto ad olio su tela; un tempo era dedicato a Maria di Costantinopoli; era di patronato della famiglia Manieri.
La facciata della chiesa è costituita da due sezioni sovrapposte. In basso vi è ancora la facciata cinquecentesca con portale in pietra leccese, attribuito allo scultore salentino Gabriele Riccardi, costituito da un timpano retto da due colonne, davanti alle quali vi sono due leoni collocati sopra un alto plinto; al centro del timpano vi è l’Eterno Padre in altorilievo; ai due lati della trabeazione del timpano vi sono due scudi con le seguenti epigrafe incise, una a sinistra e l’altra a destra:
CUM TOT VASTASSET
FERUS HOSTIS
MATER JESU
EREXIT TEMPLUM
HOC URBIS TIBI NERITINA
[Quando tutto aveva distrutto il feroce nemico, questo tempio ti eresse, o Madre di Gesù, la cittadinanza neritina]
QUAE TOT NOMINIBUS
TOTO LICET ORBE
COLARIS
EST FESTUM GABRIEL
CUM TIBI
DIXIT AVE
[All’origine dei tanti nomi con i quali in tutto il mondo sei onorata, c’è la festa di quando Gabriele ti rivolse l’Ave]
Al centro della cornice del portale, in alto, vi è un cartiglio con l’iscrizione:
UNA EX SEPTEM ECCLESIIS
[Una della sette chiese].
Il portale è inscritto dentro un arco a tutto sesto riccamente decorato, su cui si vedono effigiate alcune teste, una maschile e l’altra femminile, interpretate come i volti del duca Belisario II Acquaviva d’Aragona e sua moglie Porzia Pepi.
Frontalmente accanto all’arco vi sono due nicchie che ospitano due statue: a sinistra quella dell’arcangelo Gabriele e a destra quella della Vergine Maria in ginocchio.
Al di sopra della facciata cinquecentesca si eleva, in posizione più arretrata la facciata settecentesca, corrispondente alla parte elevata della costruzione dove albergano le finestre e poggia la volta. Essa è definita da due paraste composite con capitello ai margini e da una spessa cornice sommitale, al di sotto della quale si apre un occhi circolare per dar luce al sottotetto, e il finestrone che illumina la chiesa.
Anche il muro perimetrale che dà sulla strada è in gran parte quello cinquecentesco, su cui sono state aggiunte le sopraelevazioni settecentesche. Alle spalle della chiesa si innalza il campanile del tipo a torre, di cui la parte bassa, inclusa nelle murature della chiesa è ancora quella cinquecentesca, mentre la parte in elevato rispetto alla chiesa è stata riscostruita dopo il terremoto del 1743 dai fratelli Preite di Copertino.