Da sempre nella nostra Parrocchia, che coincide con la Cattedrale della Diocesi, vi è stato un gruppo di ragazzi disponibili per servire all’altare durante le azioni liturgiche. Il Gruppo Ministranti ha preso però la sua forma organizzata solo alla metà del secolo XX, con la costituzione dell’Associazione denominata dapprima “Piccolo Clero” e poi Associazione dei Ministranti.
Chi è il ministrante?
Il ministrante è quel ragazzo che serve all’altare durante le celebrazioni liturgiche. Prima del Concilio Vaticano II chi prestava questo servizio veniva definito “chierichetto“.
Oggi l’appellativo “chierichetto” è stato sostituito dal termine “ministrante“, che esprime meglio il suo senso di tale. Esso, infatti, deriva dal latino “ministrans“, cioè colui che serve, secondo l’esempio di Gesù che non ha esitato Egli stesso a servire per primo e che invita a fare anche noi la medesima cosa, amando i nostri fratelli.
Ma essere ministrante non si riduce soltanto al servizio all’altare, perchè…
- il ministrante è un ragazzo che attraverso il Battesimo è diventato amico e seguace di Gesù, per cui si sente onorato di appartenergli e di imparare da Lui a vivere bene la propria vita;
- il ministrante è un ragazzo che esprime il suo farsi servo impegnandosi a svolgere con competenza i diversi servizi occorrenti per la liturgia (portare le ampolline, i candelieri, l’incenso, la croce);
il ministrante è un ragazzo che manifesta il suo impegno cristiano nella famiglia, nella scuola, con gli amici.
I Santi protettori
San Tarcisio
Tarcisio era un ragazzo di una delle prime comunità cristiane di Roma, un ragazzo in gamba che aveva scoperto l’amore di Dio Padre che in Gesù colora la nostra vita dei colori del Cielo.
Egli ricevette da ragazzo i Sacramenti dell’Iniziazione Cristiana, nonostante all’epoca si amministrassero di preferenza agli adulti; prima del Battesimo la Chiesa prevedeva un periodo triennale (“Catecumenato”) di preparazione; dopo questi tre anni, i padrini garantivano le buone intenzioni del catecumeno, e quindi si era ammessi ai Sacramento. Durante la Veglia Pasquale, come era usanza di allora, Tarcisio ricevette i tre sacramenti, detti “dell’iniziazione cristiana”, ossia il Battesimo, l’Eucaristia e la Confermazione. Divenne anche un accolito, cioè un ministro che serviva all’altare.
Negli anni dell’imperatore Valeriano le persecuzioni erano veramente brutali ed era diventato assai arduo il compito dei diaconi e degli accoliti, che dovevano portare l’Eucaristia ai carcerati e agli ammalati. Erano tempi davvero duri e, un giorno, il sacerdote della parrocchia di Tarcisio, dopo aver preparato il Pane Eucaristico per la distribuzione all’esterno, si guardò attorno per cercare qualcuno che si incaricasse di tale gravoso compito.
“Padre, manda me”. Una voce echeggia nel luogo dove la comunità è radunata; la voce è quella di un giovane, Tarcisio appunto, che si offre volontario. Alla protesta del sacerdote, che lo riteneva troppo giovane, egli rispose: “Padre mio, la mia giovinezza sarà la miglior salvaguardia. Non negarmi questo onore, ti prego!”. Il dialogo si concluse poi così: “Tarcisio, ricordati che un tesoro è affidato alle tue deboli cure. Evita le vie frequentate e non dimenticare che le cose sante non devono essere gettate ai cani né le gemme ai porci. Custodirai con fedeltà e sicurezza i Sacri Misteri?”. “Morirò piuttosto di cederli”, fu la risposta di Tarcisio. Tarcisio attraversò dunque le vie della città, evitando sia i luoghi molto frequentati sia quelli troppo deserti. Tarcisio accelerava il passo. Non distava molto dal carcere: c’era soltanto da attraversare una grande piazza, dove alcuni ragazzi giocavano.
“Ci manca uno per completare la squadra (per il gioco)”, gridava il caporione, “come facciamo?”. Videro passare in quel momento Tarcisio, che era conosciuto da quei ragazzi, che però non sapevano che era un cristiano. Egli rifiutò l’invito a giocare perché doveva compiere questo delicato atto d’amore e, nonostante essi insistettero, egli stringeva le mani al petto e rifiutava ancora. Ad un certo punto uno dei ragazzi si accorse che egli incrociava le mani e gli chiese cosa custodiva lì dentro. Egli strinse ancor più le sue mani, mentre gli altri cercavano di strappargliele, poi giunse un signore anziano che capì che era un cristiano che portava i Santi Misteri. Appena si seppe questo iniziò il pestaggio: il sangue di Tarcisio cominciò a spandersi su quel luogo, mentre ormai i colpi e i calci non si contavano più. Giunse allora un erculeo ufficiale pretoriano di nome Quadrato, segretamente cristiano, che intimò a quelle canaglie di andarsene. Appena la piazza fu libera, si chinò sul morente Tarcisio che gli disse: “Io sto morendo, Quadrato, ma il Corpo del Signore è salvo! Ti prego, portami dal sacerdote!”. Giunto là, Tarcisio era già morto.
Subito le sue spoglie furono poste nelle Catacombe di San Callisto. Successivamente un’iscrizione ricorda il loro trasporto alla chiesa di San Silvestro in Campo, avvenuta molto tempo dopo. La sua memoria ricorre il 15 agosto.
San Domenico Savio
Domenico nacque il 2 Aprile 1842 a S. Giovanni di Riva, presso Chieri (Torino).
Nella Prima Comunione a sette anni tracciò il suo progetto di vita: “Mi confesserò molto sovente e farò la comunione tutte le altre volte che il confessore mi darà licenza. Voglio santificare i giorni festivi. I miei amici saranno Gesù e Maria. La morte ma non peccati“.
Accolto dodicenne da don Bosco nell’Oratorio di Torino, gli chiese di aiutarlo a “farsi santo“. Mite, sempre sereno e lieto, metteva grande impegno nei doveri di studente e nel servire in ogni modo i compagni, insegnando loro il Catechismo, assistendo i malati, pacificando i litigi…Un giorno disse ad un compagno appena arrivato all’Oratorio: “Sappi che noi qui facciamo consistere la santità nello stare molto allegri“. Cerchiamo “soltanto di evitare il peccato, come un grande nemico che ci ruba la grazia di Dio e la pace del cuore, e di adempire esattamente i nostri doveri”.
Fedelissimo al suo programma, sostenuto da un’intensa partecipazione ai sacramenti e da una filiale devozione a Maria, gioioso nel sacrificio, fu da Dio colmato di doni e carismi. L’8 Dicembre 1854, proclamato il dogma dell’Immacolata da Pio IX, Domenico si consacrò a Maria e cominciò ad avanzare rapidamente nella santità. Nel 1856 fondò tra gli amici la “Compagnia dell’Immacolata” per un’azione apostolica di gruppo. Mamma Margherita, madre di San Giovanni Bosco, scesa a Torino per aiutare il figlio sacerdote, un giorno gli disse: “Tu hai molti giovani buoni, ma nessuno supera il bel cuore e la bell’anima di Domenico”. E spiegò: “Lo vedo sempre pregare, restando in chiesa anche dopo gli altri; ogni giorno si toglie dalla ricreazione per far visita al SS. mo Sacramento… Sta in chiesa come un angelo che dimora in Paradiso”.
Morì a Mondonio di Castelnuovo d’Asti il 9 Marzo 1857 di tubercolosi. I suoi resti mortali si venerano nella Basilica di Maria Ausiliatrice. Canonizzato nel 1954, la sua festa si celebra il 6 Maggio. Pio XI lo definì: “Piccolo, anzi grande gigante dello spirito“. E’ patrono dei ministranti.
Preghiera del Ministrante
Signore Dio Padre,
donami un cuore limpido,
capace di accogliere la Tua Parola.
Tu che vuoi che nel mondo sia utile anch’io,
che la mia vita sia donata con amore.
Fammi degno, Signore, di questa chiamata.
Rendimi capace di sviluppare i doni che mi hai dato.
Fammi docile alla voce dello Spirito Santo.
Fa risuonare la tua voce nel mio cuore
e aiutami a capire il posto che devo occupare nella tua Chiesa.
Già adesso voglio impegnarmi, nel mio piccolo,
a vivere la Tua amicizia e
così essere tuo Testimone.
Amen.